Serva di Dio Suor Maria Minima Luisa
di Gesù Nazareno
(Angela Salvatori)
- Vetralla -
1780 - 1833
Maria Angiola Salvatori nacque a Caprarola il 10 dicembre 1780 da Liborio e Giovanna Pasqualoni. Fu educata a Viterbo dalle Maestre Pie Venerini, ma dopo il ritorno a casa, conobbe un periodo di superficialità.
Nel 1801 si data l’anno della sua “conversione” a un progetto di vita più orante e austero, in occasione di una pubblica missione. Fu così che il 14 giugno 1802 entrò nel monastero Monte Carmelo e S. M. Maddalena de' Pazzi della vicina Vetralla.
Il 23 febbraio diede inizio al noviziato con il nome nuovo che in tale circostanza veniva imposto: suor Maria Minima Luisa di Gesù Nazareno. Si trattava di un nome tradizionale e sempre presente nelle comunità fiorentina di S. Maria degli Angeli e romana delle Carmelitane Barberine. Sr Minima di S. Filippo Strozzi era andata novizia alla fondazione romana e tornata a Firenze era stata poi molti anni priora fino alla canonizzazione di S. M. Maddalena de’ Pazzi, imprimendole uno stile austero ed osservante. Ormai da un secolo era stata dichiarata Venerabile. A questo esempio importante si voleva che la giovane e brillante novizia si ispirasse.
Suor Maria Minima Luisa di Gesù Nazareno si impegnò con i voti solenni nel successivo 7 giugno 1804, malgrado i tempi tormentati. Uscita dopo due anni dal noviziato fu incaricata come “speziala” (responsabile della farmacia monastica), “Sarta lana” secondo gli usi fiorentini, passati alle Barberine di Roma e di qui a Vetralla e “scrivana”, ossia responsabile della cronaca monastica.
Fu presto assediata da numerose malattie che la motivarono ad impegnarsi molto nelle virtù della pazienza e della rassegnazione fino al 1810 quando, per l’ingresso delle truppe francesi negli Stati pontifici, fu costretta a ritornare a Caprarola, nella casa paterna dipendendo dal confessore quanto al voto di obbedienza.
Il periodo tra le Barberine
a Roma e il ritorno a Vetralla
Con il ritorno di Pio VII ed essendo piuttosto difficile la situazione vetrallese, dopo lunga meditazione, si orientò per un ritorno non nella sua comunità di professione, ma per le Barberine di Roma, in grado di assicurare un’osservanza più accurata.
Nella Pentecoste del 1819 avvertì interiormente che stava per entrare in un periodo di seria prova interiore. E presto, infatti, arrivarono le calde insistenze del Severoli, vescovo di Vetralla perché tornasse nella sua comunità di origine, assai provata, ricca di anziane e problemi vari. Infine l’affetto che la legava al Carmelo di Vetralla ebbe la meglio e vi fece ritorno il 28 settembre 1819.
Nel 1822, con suo grande disappunto, fu eletta priora nella comunità vetrallese e il mandato le fu rinnovato per nove anni. Il 22 aprile del 1831, improvvisamente, mentre le sorelle attendevano l’esito di una nuova postulazione perché potesse continuare il suo ministero di priora, spirò all’età di cinquant’anni.
Mistica e
impegnata formatrice
Intelligente e capace era apprezzata per la sua trasparente mitezza dalle consorelle capace di riprendendere gli errori senza umiliare le persone, la sua parola sciolta e profonda, la sua passione per una formazione non superficiale delle monache e la loro istruzione.
Discepola di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, amava in modo particolare la celebrazione dell’ufficio lungo l’anno liturgico, ma non era troppo amica di preghiere vocali senza numero. Dicono le sorelle testimoni che piuttosto era la preghiera interiore che la sosteneva e soffriva quando l’ufficio priorale non le consentiva quella fedeltà alla preghiera corale che avrebbe voluto.
Sono riportati, in una sua antica biografia, alcuni contenuti della sua preghiera in cui la Trinità e la Comunione dei Santi, particolarmente S. Maddalena, S. Teresa, S. Luigi e S. Giuseppe, avevano un ruolo centrale.
Non mancarono, a quanto pare, particolari luci interiori, particolarmente nell’ottobre del 1811 che lasciavano intuire una vita mistica seria ed impegnata, malgrado la saute piuttosto fragile e un impegno senza risparmio nella promozione della vita del suo Carmelo, sia nell’ordine spirituale che materiale.
Fu molto rimpianta dalle consorelle, ma i tempi della sua morte e i successivi anni che videro ulterioi soppressioni e tante difficoltà anche di ordine economico, arrestarono l’iter per un eventuale processo canonico che pure si desiderava aprire e per il quale si era fatta approntare una biografia dal procuratore generale dei Frati Carmelitani Scalzi, p. Paolo di S. Giuseppe, stampata a Roma nel 1833.