Interrogatorio e risposte di
suor Arcangela [Marzolla]
di San Leonardo
Avendo assistito e servito di continuo, in qualità di assistente, la detta Ven. Madre Rosa Serio per gli ultimi anni della sua vita, sa di propria esperienza che evitò sempre la singolarità e delicatezza. Anzi, al contrario, finché godette buona salute, benché superiora, si abbassava a fare i più abietti offici delle serve.
La madre non usò mai cibi o bevande delicate, ma si cibò fino all’ultimo respiro, al contrario, di pochi legumi, erbe cotte, pane ed acqua.
E, non potendo per precetto impostole, scendere a motivo di salute in refettorio, si seguitò a cibare nella stessa maniera in camera, alla presenza sempre di due o tre religiose, che ammiravano la sua eroica costanza e osservanza.
Mai la madre fu amante di comodità, ma si privò anche del necessario e, benché inferma e superiora, niente disponeva per sé, ma dipendeva dalla superiora, che faceva le sue veci, ringraziandola di qualunque minima cosa come di gran carità. Amava le penitenze al punto che i confessori dovettero proibirle le aspre penitenze.
Non amava il grado di superiora e mai l’accettò, se non costretta dall’obbedienza.
Le stava sommamente a cuore la virtù della castità.
Non solo non si poté mai udire parola o gesto in Lei men che composto, ma anzi zelò sommamente tale virtù riguardo a tutte e le singole religiose e, precisamente, non permetteva che alcuna scendesse alla grata, se non per ragione di ufficio.
Era sommamente amata e venerata qual santa non solo da tutte le Religiose, ma anche da personaggi dotti, prudenti e nobili e da tutta la Città di Fasano. Di qui la sua fama si diffondeva ancora per tutto il Regno.