La Venerabile
Rosa Maria Serio
Si sono omessi i riferimenti a città e persone, presenti nell’originale sec. XVIII
"In Nomine Domini Jesu Christi Amen. Praesenti publico instrumento cunctis ubique pateat, notumque sit, qualiter anno a Nativitate eiusdem Millesimo Septigentesimo quadragesimo septimo, inditione decima; Die vero vigesima Mensis Maii, in Civitate ...
Pontificatus autem Sanctissimi in Christo Patris & Domini nostri benedicti Divina providentia PP. XIV = Anno eius semptimo feliciter Amen = Comparuit Reverendus pater Gabriel Ordinis Reformatorum Sancti Francisci de Assisio licentiatus in Sacra Theologia Scholastica & Morali; nec non delegatus Sancti Officii per tuctam Diocesim Barensem…, ac Infrascriptis Testibus, meque infrascripto Cancellario Capitulari, in Domibus solitae Habitationis suprascripti Rev.mi D. Vicari Generalis Capitulari…& exposuit, quod ad exoneradam conscientiam suam, debet aliqua declarare ex speciali commissione, facultate & obtestatione q. Ill.mi, & Rev.mi Domini C. L. D. V. E. Defuncti in hac eadem Civitate, …spectantia ad causam Beatificationis Ven. Servae Dei, Sororis Rosae Mariae de Serio a S. Antonio, olim Priorissae in Monasterio Monialium Terrae Fasani…
In vigore premura, che aveva l’Illustrissimo, e Reverendissimo Monsignore C. L. D. V. di salvarsi, mi ha caricato di manifestare in faccia della Chiesa, l’ingiusta oppressione fatta in faccia della medesima, alla Ven. Serva di Dio, Suor Rosa Maria Serio di s. Antonio…che di vero è passato, ed oprato in detrimento della fama della medesima, acciocché possa poi, e debba farne partecipe la Chiesa, ed il Mondo tutto, in conformità istessa, che nel Mondo tutto, e nella Chiesa si è pregiudicata la di lei stima…
Preso dunque dall’ultima infermità il suddetto Illustrissimo, e Reverendissimo…tre giorni prima di morire, si fe dare nelle proprie mani l’Immagine della detta Venerabile Serva di Dio, Suor Rosa Maria Serio, se l’abbracciò, e bacciò più volte… e pregandola di assisterlo…
E molte volte protestandosi si faceva sentire dicendo, che quanto si era fatto, e detto, e scritto contro di essa Venerabile assieme col [omissis] si è fatto per odio...
Sentendo io intanto queste sue proteste, ed interrogandolo in quelle notti prima della sua morte, mi manifestò e confessò che lui continuamente aveva cooperato alle calunnie imposte con tutta l’arte, alla suddetta Serva d’Iddio ed alle due di lei Sorelle; d’onde n’erano succedute tante rovine a quel Monistero, e tanti scandali alla Chiesa d’Iddio: ritrovandomi per tanto Io Confessore suo, elletto da esso medemo pochi giorni avanti la sua morte, ed assistendogli allora al ben morire, mi stimai obbligato in coscienza di suggerirgli, che tali, e singole cose, esso era tenuto manifestarle per discarico di sua coscienza, se voleva salvarsi.
E già tutto intenerito, e compunto mi rispose, che volentieri lo farebbe, e di proprio pugno avrebbe scritto a Papa, alla Sacra Congregazione, ed a chiunque spettasse, affinché si sappia dal Mondo tutto, che quanto di male si è imposto alla suddetta Venerabile, erano studiate calunnie; ma vedendosi inabile a ciò fare, stando nell’ultimo di sua vita, mi ordinò, che io dopo la sua morte manifestassi nel modo convenevole al Giudice competente, tutte e singole cose da lui sapute
…il detto Prelato manifestò si è, che Egli mosso da astio contro la Casa Serio per cagione, che essi non procurarono di farlo eleggere per uno dei Congiudici del Processo Appostolico di detta Serva d’Iddio, procurò il discredito di essi, e la rovina delle sue sorelle, che dimoravano nell’antidetto Monistero di Fasano …
Per soddisfare con tutta pienezza alla Giustizia alla fama tolta alla suddetta Venerabile Vergine, intendendo lui che in tal pia forma ha inteso disdirsi, e perciò che questa sua dichiarazione debba porsi sulli fogli pubblici così stampai, come manuscritti, come per parte loro si è fatto per infamarla. Per ultimo io priego Vostra Signoria Reverendissima, che questa mia deposizione debba, e possa mandarla subito alla Santa Sede così io sarò sicurissimo di aver scaricata la mia coscienza tenuta a far ciò per eterna salute dell’Illustrissimo Defonto”.