TERESA DI GESÙ: ALLA RICERCA DELL'AMICIZIA
di C. Vasciaveo
estratto da Horeb. Tracce di spiritualità
1 (1996) [13] pp. 96-100.
...Una realtà piuttosto variegata era quella delle comunità monastiche femminili prima del concilio tridentino.
Esistevano monache con clausura, monache con clausura di massima agli estranei (uomini) eccettuato il parlatorio, comunità aperte alla visita di donne amiche e parenti, e chi più ne ha più ne aggiunga, considerato anche il problema della monacazioni se non spesso "forzate", più facilmente "indotte" o consigliate.
In questa realtà si inserì il carisma carmelitano declinato al femminile, assumendo un modello monastico per le donne, vicino a quello benedettino.
Fatto che non fu nè il più felice, né tanto meno l'unico possibile.
Nella ricerca di nuovi equilibri strutturali e spirituali, dove l'uno non può non avere relazione con l'altro, si inserì l'itinerario vocazionale e carismatico di Teresa.
Teresa all'inizio della sua avventura vocazionale non conosceva molto del carisma se, come confessa nella sua autobiografia, era stata più la sua paura nell'elaborare la sua ricca affettività a
spingerla verso il convento "per salvarsi l'anima" (V 3,6).
Certo avrà conosciuto la dedicazione mariana dell'ordine. Ma infine, scelse, umanamente, il Carmelo perché vi era ... una sua amica (V 3,2)!
Scherzi della storia e, forse, dello Spirito.
La Grazia assume la natura
Come spesso dice nei suoi scritti era, quella di Teresa, una personalità ardente, capace di donare e ricevere amore, con una non comune larghezza di cuore.
Non è un caso se uno degli appellativi con cui Teresa si rivolge al Signore è quello di "Amico" (C 1,2; 26,1; 18,1-2; 22,6; 34,2. V 8,5; 37,6).
E' la sua esperienza di Dio è un intreccio non separabile tra esperienza dell'amicizia umana che aiuta a maturare e il Dio-Amore.
Le esigenze dell'amicizia come l'incontrare l'amico per conoscerlo, l'amore di gratuità, lo stare alla sua presenza, la comunità di intenti sono categorie comuni di entrambe le realtà.
Quanti hanno conosciuto Teresa (ne fa fede il ricco epistolario), sono concordi nell'attestare la sua singolare capacità di entrare nel mondo dell'altro accogliendolo.
La sua capacità di conversare, sedurre, affascinare, in dei momenti anche di imporsi con tenacia venata talora di ostinazione, erano sicuramente delle caratteristiche umane che la nostra protagonista aveva ricevuto.
E furono questi elementi su cui la Grazia di Dio, la chiamata alla vita monastica, il carisma del Carmelo si inserirono, per farne una grande amica del Cristo, capace per lui di "rivoluzionare" il piccolo-grande mondo del suo tempo. Teresa era una donna "forte". Forte della sua scoperta di essere amata alla follia dal Cristo e capace per questo di far follie per il suo Amato.
Ma Teresa era donna...
Ma insieme era donna e non teologa, che, c'era poco da fare, aveva dei punti da dare a diversi teologi del suo tempo e non solo.
Si può immaginare quanto la sua figura movimentasse le chiacchiere di Avila, ecclesiali e non. Affascinava e stupiva, attraeva e lasciava a bocca aperta.
Molti formulavano insinuazioni sul suo conto, si lasciavano andare a critiche talora meschine, talora create di sana pianta. Ma insieme, dietro tante perplessità, l'ammiravano e ne intuivano il valore, e la fatica nell'accettarla, era forse proprio motivata dall'essere messi non poco in discussione dalla sua vita.
Teresa aveva percezione, a volte con sofferenza, del movimento che involontariamente aveva suscitato nel Carmelo, tra i suoi amici, nella sua cittadina, nelle città dove si recava a fondare.
In dei momenti sperimentò anche la tentazione di lasciar perdere tutto, ma alla fine, con delle puntate di ironia che forse spiazzavano ancora di più i suoi barbuti interlocutori, aveva dei colpi d'ala inimitabili (cf V 16-19).
In questa breve proposta, assumendo come categoria base quella dell'amicizia, vorrei tratteggiare due momenti dell'esperienza teresiana: la dimensione di Teresa donna capace di profonde e sinceri incontri con uomini e donne, laici e religiosi che le permisero di ritenere lo scambio fraterno uno dei valori irrinunciabili del cammino cristiano e quindi, origine e compimento di tale itinerario di progressiva maturazione, l'incontro amicale e poi sponsale con il Dio-Amico.