VITA cap. 14-17
Il Signore è il giardiniere
Cenni sul contesto storico
* Non bisogna dimenticare il fatto che Teresa non poteva accedere né a testi biblici, né patristici.
* I testi consultabili da una religiosa erano in castigliano, ritenuti idonei dalla censura dell'Inquisizione.
* Particolarmente per una donna, priva di qualsivoglia conoscenza teologica (a differenza di Giovanni del Croce), che diceva di avere particolari
esperienze durante la preghiera, era obbligatorio da parte dei confessori e se necessario da parte di inquisitori, richiedere resoconti scritti per verificare modalità e contenuti di tale
esperienza.
Lo scavo psicologico, approfondito e minuto, era innanzi tutto finalizzato a tale obiettivo, prima che esigenza soggettiva della relatrice. Riferimenti biblici, in queste relazioni/confessioni non erano né auspicati, né graditi.
* E' possibile che la sezione 10-29 della Vita, derivi da una, o più probabilmente, diverse relazioni redatte prima della Vita da Teresa e poi inserite nella sequenza
cronologica della stessa. I capitoli 10-22 sono sull'orazione, 23-29, pur avendo squarci autobiografici, insistono su grazie extra-ordinarie.
Domande:
1) Cosa S. Teresa desiderava comunicare?
2) Cosa ha volutamente taciuto?
3) Cosa lo Spirito desidera comunicarci oggi attraverso Teresa?
ALCUNE ESPRESSIONI GUIDA
1) Teresa propone una celebre metafora per distinguere i diversi tipi di orazione, nel cap. 11 che sviluppa di seguito; in particolae dal cap. 14, tratta della
seconda acqua, dell'orazione di quiete.
Paréceme a mí que se puede regar de cuatro maneras:
o con sacar el agua de un pozo, que es a nuestro gran trabajo;
o con noria y arcaduces, que se saca con un torno; yo lo he sacado algunas veces: es a menos trabajo que estotro y sácase más agua;
o de un río o arroyo: esto se riega muy mejor, que queda más harta la tierra de agua y no se ha menester regar tan a menudo
y es a menos trabajo mucho del hortelano;
o con llover mucho, que lo riega el Señor sin trabajo ninguno nuestro, y es muy sin comparación mejor que todo lo que queda.
(Mi sembra che si può irrigare - il giardino - in quattro modi: o cavando acqua da un pozzo, che accade con nostro grande sforzo; o con la noria e i canali, ossia si fa girare una ruota...o - prendendola - da un fiume o un ruscello... o con una buona pioggia, nel cui caso è il Signore che irriga senza alcun lavoro nostro... V 11,7).
2) Orazione di quiete come presenza stessa di Dio nell'accoglienza vigile della volontà.
Aquí se comienza a recoger el alma... sola la voluntad se ocupa... Quiere Dios por su grandeza que entienda esta alma que está Su Majestad... parece hinche
el vacío que por nuestros pecados teníamos...
(Qui l'anima comincia a raccogliersi... solo la volontà rimane attiva ...V 14, 2; Vuole Dio, per la sua grandezza, che capisca quest'anima che Sua Maestà è presente
V 14, 5; pare che riempia il vuoto - che ci abita - per i nostri peccati V 14,6).
3) Nell'orazione di unione, è Dio Colui che agisce in modo prioritario e decisivo, mentre la creatura può liberamente
accogliere.
Razonablemente está dicho de este modo de oración y lo que ha de hacer el alma o, por mejor decir, hace Dios en ella, que es el que toma ya el oficio de hortelano y quiere que ella huelgue. Sólo consiente la voluntad en aquellas mercedes que goza.
(Ho detto abbastanza di questo modo di orazione e di ciò he l'anima deve fare o, per meglio dire, che fa Dio in lei. E' lui che fa l'ufficio del giardiniere e vuole che l'anima si riposi. Solo la volontà acconsente in quelle grazie che gusta V 17,1).
ANNOTAZIONI
- La preghiera cristiana è affare serio che, se origina dalla Liturgia, esige un incontro personale che è vita nello Spirito e non può non cambiare la vita (i fiori e i frutti).
Sono questi frutti, segni di una preghiera autentica. Una spaccatura, invece, tra preghiera e vita può interrompere il cammino.
- L'analisi psicologica è puntuale. A fronte di tale scavo, oggi, si sente però, se possibile ancora più acutamente, la povertà di un fondamento biblico e patristico, per una povertà imposta, non voluta dall'autrice.
- In V 17, 4, si sottolinea, tra le varie modalità di orazione di unione sperimentata da Teresa, non solo il silenzio o la lode, ma anche una profonda unione esistenziale tra "Marta e Maria", "di vita attiva e contemplativa" che lei, concretamente ha potuto dispiegare nell'opera di fondazione e i riorganizzazione delle sue comunità. Ma il potenziale creativo che tale preghiera attiva anche nelle donne, ha potuto, per altre donne (monache e no) né fondatrici, né regine, canalizzarsi in progettualità concrete, trovando spazi adeguati, fosse pure ecclesiali?
- Spesso Teresa torna sulle distrazioni durante la preghiera. Ma se avesse potuto esercitare un'attività anche intellettuale, più sostanziata e organica, tali problemi sarebbero stati uguali o si
sarebbero giovati di un investimento di forze opportunamente indirizzato?
- In V 15, 7 Teresa asserisce, riferendosi ai dotti, che "può darsi che perdano il tempo nel fare applicazioni della Sacra Scrittura. Se la dottrina è di grande aiuto prima e dopo l'orazione,
mentre si prega mi pare che non debba molto giovare". E' un riferimento che va opportunamente contestualizzato a pena di fraintendere il pensiero dell'autrice. Il modello di teologia e di uso
della Scrittura che la Santa conosceva era quello controversista. Anche tra i mendicanti, l'uso della lectio divina era considerato un "uso antico", mentre il teologo doveva "argomentare" e
"controbattere".
E' un modo di fare teologia e di usare la Scrittura, non sempre tra i più felici... Sarebbe un problema rilevante assumere alla letterale espressione teresiana, contrara, per altro, alle indicazioni della Regola del Carmelo, ma determinata dai problemi storici in cui la teologia e lei stessa vennero a trovarsi, per asserire l'inutilità della Scrittura durante l'orazione personale a vantaggio di sentimenti personali, più "spirituali".