S. teresa benedetta
della croce
«Nell’odierno diritto canonico non si può certo parlare di una pari posizione della donna e dell’uomo, perché le donne sono escluse da tutti i gradi del sacramento dell’ordine nella chiesa. La posizione odierna della donna è peggiorata rispetto a quella dei primi tempi della chiesa, quando le donne svolgevano funzioni ufficiali come diaconesse ordinate. Il fatto che si sia verificato un progressivo cambiamento ci dice che la situazione può anche evolversi in senso opposto.
E la vita ecclesiale odierna ci induce a pensare che dobbiamo attenderci un’evoluzione del genere…Le norme del diritto sono di regola una convalida giuridica successiva di forme di vita che si sono già imposte nella pratica. Fin dove una simile evoluzione possa spingersi è cosa che non possiamo prevedere…». Edith Stein (1891 - 1942), donna di origine ebraica, nata nel giorno dello Yom Kippur, la grande festa del Perdono per gli ebrei, filosofa di scuola fenomenologica, allieva ed assistente di E. Husserl, non era certo una “devota” in cerca di pie emozioni.
E accostarla significa far parlare le sue parole scomode, anziché inquadrarla in pie considerazioni.
Divenuta cristiana nel 1922, fu abile insegnante, conferenziera, successivamente, monaca carmelitana (1933), nel monastero di Colonia e di Echt (Olanda). Come per molti ebrei del suo tempo, la sua esistenza fu segnata dal dramma della Shoah. Infatti fu arrestata insieme alla sorella Rosa e ad altri ebrei-cattolici, dopo il pronunciamento ufficiale dei vescovi olandesi contro le deportazioni ebraiche. Morì ad Auschiwtz il 9 agosto 1944 ed è santa per la Chiesa cattolica nonché co-patrona d'Europa.
Un preziosissimo archivio on line si può reperire nell'Edit Stein Archiv
Donna amante della vita
La dottoressa Stein, come era comune indicarla prima dell'ingresso al Carmelo, è una donna del XX secolo che non è nata monaca.
La filosofa tedesca fu una donna dalla vita piena, dotatissima per gli studi, amante delle gite in montagna ma anche del ballo e del tennis. Così al termine del liceo fu tratteggiato il suo profilo dagli amici: «Uguaglianza tra uomo e donna / così gridano le suffragette. / Sicuramente un giorno / la vedremo nella carica di ministro», mentre un professore le aveva dedicato il motto: «Batti sul sasso (Stein) e salteranno fuori tesori (Schatz)».
Ebbe due relazioni sentimentali importanti: una con il filosofo polacco Roman Ingarden, e una con il medico tedesco Hans Lipps. Al primo, con il quale mantenne una corrispondenza trentennale ricca di rilievi filosofici e pratici, nel 1918, con un pizzico di impertinenza, scriveva: «Qualche volta penso che io le debba sembrare una persona molto stravagante e lunatica, e non senza ragione. Per mitigare questa impressione posso soltanto dire che Lei è l'unica vittima dell'irrazionalità che è in me e che io al contrario nei confronti di tutto il mondo mi comporto in modo terribilmente razionale. Tanto razionale che considererebbero forse le mie lettere come una falsificazione, se Lei un giorno avesse intenzione di pubblicarle. Quindi non lo faccia!».
Ma non si potrebbe avere un quadro di Edith senza inserirla nel tessuto vivo della sua famiglia, delle sue radici ebraiche e del rapporto, incisivo e sofferto, con la madre, avendo perso il padre bambina. Nell'inizio della sua Storia di una famiglia ebrea, ella affermava: «Al principio era mia intenzione scrivere le memorie di mia madre. Lei è sempre stata inesauribile nel raccontare. Ero per lei l'ultima eredità di mio padre - scriveva in un altro passaggio - La sua sola presenza aveva il potere di scacciare via da me tutti i dolori e le sofferenze».
Si può intuire che tensione le abbia causato il suo fiero opporsi alla scelta "terribile" della figlia non solo divenuta cristiana, ma desiderosa di entrare al Carmelo come monaca cattolica, in un momento difficilissimo per gli ebrei, tanto che per molti dei suoi parenti, la decisione di Edith fu interpretata come una fuga.
Dinanzi ad una profonda integrazione degli ebrei nel mondo tedesco, dopo la proclamazione del Reich da parte di Hitler nel gennaio del 1933, una prassi di discriminazione razziale sempre più brutale segnò l'intera nazione. In aprile la professoressa Stein è radiata dalla scuola.
Tra aprile e settembre verga le prime pagine della Storia con un simile esordio: «Negli ultimi mesi gli ebrei tedeschi sono stati strappati alla tranquilla ovvietà dell'esistenza e costretti a riflettere su se stessi, sulla loro natura e sul loro destino…Gli scritti programmatici e i discorsi dei nuovi detentori del potere hanno dato una risposta. Come in uno specchio concavo, essi ci rimandano l'immagine di una spaventosa caricatura…In tutti gli strati del popolo tedesco si trovano persone che … sono entrate in contatto con le famiglie ebree come impiegati, vicini di casa, compagni di scuola e di università e vi hanno trovato bontà d'animo, comprensione, calorosa partecipazione e solidarietà…Ma molti altri non hanno fatto queste esperienze. Tale opportunità è negata soprattutto ai giovani, che oggi vengono educati all'odio razziale fin dalla primissima infanzia. Nei loro confronti, noi, che siamo cresciuti nell'ebraismo, abbiamo il dovere di rendere testimonianza».
Tanto la motivò, nell'aprile del 1933, semplice docente di liceo licenziata a causa delle leggi razziali, non avendo la possibilità di farsi ricevere dal pontefice, a scrivere a Pio XI.
Opere della Stein
- Lettera a Pio XI sulla situazione degli Ebrei
- On the history and spirit of
Carmel
- The prayer of the Church
- The life and the works of St. Theresa of
Jesus
- St. Theresa Margaret of the Sacred
Heart
- Meditations from Carmel 1
Nel giorno dello Yom Kippur, festa del grande Perdono, in cui Edith è nata, si prega in sinagoga l'Avinu Malkenu (Padre nostro, nostro Re), preghiera del I sec. d. C. da cui è possibile che derivi il Padre Nostro cristiano.