"Il nostro cuore è inquieto"
SCHEMA PER UN GIORNO DI RITIRO
Il Cammino 1-7
All'inizio del Cammino
* I primi tre capitoli del Cammino si aprono su ciò che S. Teresa sapeva della situazione di crisi della Chiesa e sulla Riforma luterana.
E’ ovvio che le sue informazioni erano parziali, paragonabili a ciò che poteva conoscere un semplice fedele del tempo. In tale emergenza e “vedendosi impossibilitata a ciò che per la gloria di Dio avrebbe voluto”, Teresa scelse la via di riscoprire la propria vocazione cercando di viverla con le austerità che nel suo tempo, erano segni significativi di serietà di vita: la povertà senza rendite, la clausura, la preghiera, i digiuni, le discipline, il silenzio.
* Anche la sua conoscenza della Regola e del carisma carmelitano era quella possibile ad una donna del suo tempo quindi molto limitata e arricchita dalle sensibilità spirituali diffuse attraverso libri di successo che invitavano alla preghiera personale silenziosa, più personalizzata e sentita rispetto alla recita corale lunga e incomprensibile.
* Pur in questi limiti, geniale appare l’esordio della sua riflessione. Per poter riflettere sulla preghiera, occorre
partire dal cuore umano bisognoso oltre misura di amare.
Per poter pregare, occorre riflettere sulle relazioni, sulle dinamiche di possesso e di affettività che segnano la vita umana. Senza mettere a fuoco tale aspetto, ogni approfondimento rischia di essere senza basi.
Dalla preghiera alla vita
“Ritorno all’amore che dobbiamo portarci scambievolmente”.
Per continaure il ... Cammino
1) Come declinare l’ecclesialità della vocazione carmelitana non in vista di “fortezze assediate” o “nemici da cui difendersi”, cogliendo la sfida della fede e della ricerca spirituale anche nel nostro tempo distratto e tecnologico?
2) S. Teresa vuole chiarire le esigenze dell’amicizia e dell’innamoramento come base di un serio itinerario spirituale. Quanto è stata assunta la sua sfida non solo in senso difensivo, ossia in sbagli da non compiere?
3) Le “amicizie particolari” non possono essere tradotte oggi solo come dipendenze affettive. Quante immaturità, incapacità di dialogo e cortigianerie mascherate con parole “spirituali”?
4) Teresa, attraverso il rapporto con i confessori, ha avuto il coraggio di porre a tema la crescita anche nelle relazioni uomo-donna, in tutte le vocazioni cristiane. Quanto l’antropologia teologica contemporanea può arricchire tali intuizioni?