P. ambrogio
mariano
azaro
Ambrogio Mariano d’Azaro (1510-1594) nacque verso il 1510 a Bitonto (Bari) da Nicola e da Polissena de Clementis.
A suo dire avrebbe studiato nell’adolescenza, lettere, matematica e la geometria, dedicandosi poi allo studio della teologia e del diritto, ma di questo come di altri dettagli della sua vita raccontati a S. Teresa e al altri, non esistono documenti diretti.
Fu un singolare personaggio che assommava in sé l’avventuriero, il genialoide e il millantatore, considerato anche che sosteneva di essere stato compagno in Bologna di Ugo Buoncompagni, futuro Gregorio XIII, di essersi laureato in diritto canonico e civile (ma non figura tra gli addottorati dell’Ateneo bolognese, A. Malgioglio, I laureati in diritto civile e canonico dal 1501 al 1550,tesi di laurea, Bologna 1956), di aver partecipato al concilio di Trento e poi di essere stato incaricato di “missioni speciali” nelle Fiandre, in Germania e nei paesi nordici.
Intorno al 1553 si pose al servizio di Caterina d’Austria, regina di Polonia, come intendente di palazzo, ma rifuggendo dalla vita di corte, entrò nei cavalieri di Malta, ponendosi come comandante d’esercito al servizio di Filippo II. E’ invece sicura la sua partecipazione alla battaglia di S. Quintino (10 agosto 1557), durante la quale si guadagnò la stima di Filippo II per l’opera d’ingegnere che dimostrò durante l’assedio della città.
Non si risparmiò un’accusa di omicidio da cui sostenne di essere stato pienamente assolto e finalmente si pose al servizio di anni in Spagna al servizio di Filippo II come esperto di problemi di canalizzazione e irrigazione. Tra le sue imprese ci fu l’incarico di rendere navigabile il Guadalquivir da Cordova a Siviglia.
A Siviglia, folgorato da un corso di esercizi ignaziani, decise di diventare eremita a El Tardón sotto la guida di Matteo della Fuente dove passò otto anni. Mentre si accingeva ad andare a Roma per preparare la fondazione di un nuovo eremitaggio in Pastrana, incontrò a Madrid s. Teresa d’Avila nel maggio 1569.
E fu persuaso da lei ad utilizzare il permesso che lei aveva di fondare un convento secondo la regola del Carmelo. Mariano accettò di diventare frate carmelitano in qualità di converso, vedendo la possibilità continuare la propria vita, con la copertura di una Regola riconosciuta, fatto reso obbligatorio dal Concilio di Trento per tutti gli eremiti.
Ma, quasi sessantenne, era ben deciso ad andare avanti col suo stile di vita e con i suoi ideali di asperrima penitenza, intervallati da fughe a corte per i bisogni ingegneristici di Filippo II. A dire di S. Teresa era piuttosto misogino «nemico di trattare con donne» (Fond. 17,8).
Ricevette l’abito da un ex-frate carmelitano scacciato dal Rossi, Baldassare Nieto che si stava unendo ai frati della nuova fondazione che fu poi il priore di Pastrana mentre, senza alcuna formazione che non fosse il suo gusto penitenziale, in breve lo stesso Mariano fu impegnato nel monastero di Siviglia come maestro dei novizi dove accolse, nel 1580, un suo grande amico genovese, banchiere, tale Nicolò Doria.
A Pastrana, viveva una singolare asceta, donna Caterina de' Cardona, nata a Napoli nel 1519 già governante di don Carlo, figlio di Filippo II. A circa quarant’anni scelse il deserto e una vita nello stile della pura descalcez spagnola.
Teresa di lei disse: «Ho sentito raccontare grandi cose delle sue austerità» (Fond. 28,26). Grazie alle sue conoscenze a corte, ottenne nel maggio 1572, di aprire un convento di frati scalzi a La Roda.
Lei stessa si trasferì in una grotta vicina, collegata tramite un corridoio realizzato dal buon Mariano. Ella incarnava talmente l’ideale penitenziale che molti scalzi di Pastrana la consideravano loro “madre”, preferendo la sua austerità all’umanesimo teresiano. Morì l’11 maggio 1577.
Da Siviglia passò a Madrid, dove attraverso Filippo II, partecipò ad ottenere da Gregorio XIII nel 1580 l’erezione degli scalzi in provincia autonoma ma sempre nell'Ordine del Carmelo. Nel primo capitolo provinciale degli scalzi tenutosi ad Alcalá nel 1581, fu eletto segretario.
Fu anche nominato rettore del collegio di Alcalá, ma rimase poco tempo in quest'ufficio perché fu inviato a Lisbona nel 1582 incaricato della fondazione di un nuovo monastero.
Di seguito ebbe sempre posti di comando sostenendo la linea del Doria e la separazione degli Scalzi dall’Ordine Carmelitano (1593), undici anni dopo la morte di S. Teresa, due da quella di Giovanni della Croce e l’espulsione con un processo farsa, di padre Gerolamo Gracian, primo provinciale e fondamentale collaboratore di S. Teresa.
Si spense nel 1594 nel convento di Madrid.