Madre Anna Maria Luisa
del Divino Amore
(Emilia Bakuzeim)
1805-1859
Tra le importanti priore del Carmelo S. Maria degli Angeli, si può annoverare anche una energica donna, l’unica di origine tedesca: Emilia Bakuzeim, poi Madre Anna Maria Luisa del Divino Amore, spirata il 24 febbraio 1859 in età di anni 54 e di religione 27.
Dopo un periodo di educandato trascorso presso il Conservatorio di S. Niccolò di Prato, maturò l’idea di entrare in convento, ma le opposizioni domestiche furono grandissime per ben sette anni.
Finalmente entrata al Carmelo, dopo aver compiuto con buona soddisfazione delle sue formatrici, il lungo periodo di prova, fu destinata a svolgere il compito di vice-infermiera minore, dimostrandovi tanta attitudine che rimase in tale ufficio per ben 15 anni esercitando gran esempi di carità verso le sue consorelle inferme non curandosi affatto di se stessa, tanto che le veglie prolungate le causarono, per tutta la vita, un continuo dolore di testa.
Dopo aver avuta per qualche tempo la direzione delle giovani, fu con generale soddisfazione di tutte eletta superiora. E ancora la carità fu la sua virtù caratteristica, procurando, tanto in generale, quanto in particolare, a ciascuna vari sollievi spirituali e temporali.
Mossa grande zelo, curò molto lo svolgimento della Liturgia e la vita comune. E quando doveva correggere non esitava certo, né taceva, “facendosi - così lasciarono scritto le sue consorelle - nel tempo stesso amare e temere”.
Per ben tre volte consecutive fu confermata priora e l’ultima volta si ottenne la sua conferma direttamente dal sommo pontefice Pio IX, nella sua visita fatta a questo monastero il 22 agosto 1857, anche per venerare S. Maria Maddalena de' Pazzi, che la lodò per la perfetta organizzazione di tutto durante le celebrazioni fatte in suo onore.
Giunta appena alla metà del triennio, in soli 5 giorni, un raffreddore degenerò in bronchite e poi in insufficienza respiratoria. Ma da ciò che aveva detto a qualche sorella sembra che avesse avuto il presentimento dell’avvicinarsi della morte.
Dopo essere stata superiora per tanti anni di governo, quello che edificò maggiormente le sue infermiere era il vederla disponibile a seguire le loro indicazioni in tutto e la sua serenità nell ’attendere la morte, in una pace così grande di spirito, come se nulla avesse a rimproverarsi innanzi a Dio a cui si affidava con totale fiducia. “Grandi parole in una moribonda!”, commentava la cronista, probabilmente intendendo dire che, in una superiora, le grandi responsabilità avute riguardo a tante sorelle e forse anche gli errori compiuti, non sempre rendevano altrettanto sereno e agevole l’ultimo passaggio.
Munita dei santissimi sacramenti, sempre presente a se stessa rese placidamente l’anima a Dio il 24 febbraio 1859.