Spiritualità Carmelitana
Costituzioni
dei Frati Carmelitani - OCarm
1996
La Regola del Carmelo, nata come Forma di vita per gli eremiti-fratelli del Carmelo, stando ai testi, ha una parte di rilievo nelle Costituzioni dei Frati Carmelitani (1996) e delle Monache Carmelitane (1990).
Essa è assunta come base del proprio itinerario spirituale ed è evocata nella strutturazione dello stile di vita, seppure con i vari adattamenti che, nei secoli, i codici legislativi hanno impresso: un carattere presbiterale-mendicante per i Carmelitani ed un taglio incisivamente cenobitico-claustrale per le Carmelitane accettando la legislazione canonica della clausura papale.
I modelli di Elia e Maria sono evocati con una certa ampiezza a livello parenetico con richiami biblici ed un particolare sforzo di attualizzazione pastorale per i Frati.
Più complesso risulta individuare le scelte pratiche che il riferimento a tali modelli comporta nella vita concreta.
11. La Regola traccia le linee matrici della vita carmelitana nell’ossequio di Cristo, secondo lo spirito dell’ordine: meditare giorno e notte nella legge del Signore nel silenzio e nella solitudine… vivere in comunione fraterna, espressa nella quotidiana celebrazione dell’Eucaristia, nell’incontro capitolare dei fratelli, nella comunione dei beni…
12. Caratteristiche della spiritualità del Carmelo sono pure la nota eliana, che i carmelitani hanno sviluppata, trovandosi a vivere sul Carmelo, luogo delle geste del grande profeta, e la familiarità di vita spirituale con Maria, di cui il titolo di Fratelli e la prima chiesa sul monte Carmelo, a lei dedicata, sono segni eloquenti.
25. Vediamo realizzato tutto ciò che desideriamo e intendiamo essere nella realtà dell’ora presente nella vita del Profeta Elia e della beata Vergine Maria. Essi, infatti, ciascuno a suo modo, ebbero lo stesso spirito,[...] la stessa formazione, lo stesso precettore: lo Spirito Santo”. Guardando a Maria e ad Elia, possiamo più facilmente comprendere, interiorizzare, vivere e annunciare la verità che ci rende liberi.
26. Elia è il profeta solitario che coltiva la sete dell’unico Dio e vive alla sua presenza. Egli è il contemplativo rapito dalla passione ardente per l’assoluto di Dio, la cui “parola ardeva come fiaccola”. È il mistico che, dopo un cammino lungo e faticoso, impara e leggere i nuovi segni della presenza di Dio. E’ il profeta che si coinvolge nella vita del popolo e, lottando contro i falsi idoli, lo riconduce alla fedeltà dell’Alleanza con l’unico Dio. Egli è il profeta solidale con i poveri e i lontani e difende coloro che soffrono violenza e ingiustizia. Da Elia il Carmelitano apprende ad essere uomo del deserto, dal cuore indiviso, che sta tutto davanti a Dio, tutto dedito al serwizio di Dio, l’uomo che ha fatto una scelta senza compromessi per la causa di Dio e per Dio arde di passione. Come Elia, crede in Dio, si lascia condurre dallo Spirito e dalla Paroìa, interiorizzata nel proprio cuore, per testimoniare la divina presenza nel mondo, accettando che egli sia realmente Dio nella sua vita. Ed infine, vede in Elia, unito al suo cuneo profetico, la fraternità vissuta nella comunità, e con lui apprende ad esser canale della tenerezza di Dio verso gli indigenti e gli umili.
27. Maria adombrata dallo Spirito di Dio, è la Vergine dal cuore nuovo, che che dà un volto umano alla Parola che si fa carne. E, la Vergine dell’ascolto sapiente e contemplativo che conserva e medita nel cuore gli avvenimenti e le parole del Signore. È la discepola fedele della sapienza, che cerca Gesù - Sapienza di Dio - e dal suo Spirito si lascia educare e plasmare per assimilarne nella fede lo stile e le scelte.
Così educata, Maria è presentata capace di leggere le “grandi cose” che Dio ha compiuto in lei per la salvezza degli umili e dei poveri.
Maria, pur essendo la Madre del Signore, ne diventa la discepola perfetta, la donna di fede. Segue Gesù, camminando insieme ai discepoli, e con loro condivide il faticoso e impegnativo cammino che esige innanzitutto l'amore fraterno e il servizio vicendevole. Alle nozze di Cana ci insegna a credere nel suo Figlio; ai piedi della Croce diventa la Madre di tutti i credenti e con essi sperimenta la gioia della risurrezione. Si unisce con gli altri discepoli in continua preghiera e riceve le primizie dello Spirito che riempie la prima comunità cristiana di zelo apostolico.
Maria è apportatrice della buona novella della salvezza a tutti gli uomini. È la donna che stringe relazioni, non solo con la cerchia più ristretta dei discepoli di Gesù, ma anche con il popolo: con Elisabetta, con gli sposi di Cana, con le altre donne e con i “fratelli” di Gesù.
Nella Vergine Maria, Madre di Dio e tipo della Chiesa, i Carmelitani trovano l'immagine perfetta di tutto ciò che desiderano e sperano di essere. Per questo Maria è sempre stata considerata la patrona dell'Ordine, del quale è detta anche Madre e Decoro e che i carmelitani ebbero sempre davanti agli occhi e al cuore come la "Vergine Purissima".
Guardando a lei e vivendo in familiarità di vita spirituale con lei, impariamo a stare davanti a Dio e insieme come fratelli del Signore. Maria infatti vive in mezzo a noi come Madre e come Sorella, attenta alle nostre necessità, e insieme a noi attende e spera, soffre e gioisce.
Lo scapolare è segno dell’amore materno, permanente e stabile, di Maria verso i fratelli e le sorelle carmelitani. Nel seguire la sua tradizione, soprattutto a partire dal secolo XVI, il Carmelo esprime la vicinanza amorosa di Maria al popolo di Dio mediante la devozione dello scapolare: segno di consacrazione a lei, veicolo dell’aggregazione dei fedeli all'Ordine, e mediazione popolare ed efficace di evangelizzazione.
* Maria Madre e Sorella, Direttorio di Spiritualità
* Carmelite Spiritual Directory (eng; spa; ita)
Costituzioni
delle Monache Carmelitane
di S. M. Maddalena
de' Pazzi
OCarm - Firenze
2009
Costituzioni
delle Monache Carmelitane - OCarm
1990
3. La Regola albertina invita tutti i religiosi a vivere continuamente nell’ossequio di Gesù Cristo; ciò comporta, secondo il concetto del tempo, il riconoscimento di Crisio a Signore e sovrano e l’obbligo di dedicargli la propria esistenza nella fedeltà e nel servizio, a somiglianza del vassallo nei riguardi del suo signore. La sequela di Cristo, fondamento di ogni vocazione cristiana, radica i Carmelitani nella “koinonia” fraterna, nella ricerca del volto di Dio e nella solidarietà col popolo.
16. Caratteristiche della spiritualità dell’Ordine, oltre la contemplazione, sono la nota mariana nella consuetudine di vita con Maria, di cui il titolo di Fratelli e la prima chiesa nell’eremo, a lei dedicata, sono segni eloquenti; e la nota eliana, che i carmelitani hanno sviluppata trovandosi a vivere sul Carmelo, luogo delle gesta del grande Profeta.
17. Nella Vergine Ss.ma, Madre di Dio e della Chiesa, per la sua integerrima purità e totale prontezza con cui si aprì alla fecondità della Parola di Dio, il Carmelo trova l’immagine perfetta di tutto ciò che desidera e spera di essere. Per questo Maria fu sempre considerata Patrona dell’Ordine, Madre e decoro del Carmelo, e fonte di ispirazione nella fede, speranza e carità. Segno della dedicazione a lei, e sintesi dei benefici da lei ricevuti, è lo Scapolare, che richiama in modo molto significativo tutta la tradizione mariana del Carmelo.
18. Elia è il profeta che coltiva la sete dell’unico Dio vivo e vero (1Re 17,1) e che, dopo un camminolungo e faticoso, impara a leggere di nuovo i segni della presenza di Dio (1 Re 19,1-18). E il contemplativo rapito dalla passione per l’assoluto di Dio, la cui “parola ardeva come fiaccola (Sir 48,1). In forza di questa sua esperienza si lascia coinvolgere nella vita del popolo, riconducendolo alla fedeltà dell’unico Dio e solidatizzando con i poveri e i lontani. Da lui il Carmelo ha ereditato la passione per il Signore e il desiderio di interiorizzare la Parola nel cuore, per testimoniare la sua presenza nel mondo, accettando che egli sia realmente Dio nella sua vita.
105. In tutti i monasteri dell'ordine si osserverà la clausura papale...
106. In forza della legge della clausura, le monache, le novizie e le postulanti devono vivere nei luoghi limitati dalla clausura e non possono uscirne, tranne nei casi contemplati...