Da Carmelitane a Religiose claustrali
1482-1520
Con fra Bartolomeo, maestro in Teologia, nel 1482, si ebbe un ulteriore evoluzione, secondo le direttive della Bolla "Periculoso" di Bonifacio VIII: "In questo anno fu dal padre generale de’ Carmelitani assegnato a detto munistero il confessoro, quale fu uno de detti padri chiamato fra Bartolommeo maestro in teologia allora provinciale della provincia di Toscana, quale con sua industria e diligenza procurò l’allargamento e accrescimento del munistero e, con limosine ricevute da diverse persone, fece cignere l’orto di mura, acquistare un’altra casa contigua alla sopradetta e fece fare altri muramenti necessari alla clausura e per i bisogni dell’abitazione delle suore e a suo tempo cominciarono le suore a non andare più fuora a messa né predica come prima;
Di poi l’anno 1498 fu assegnato dal generale de’Carmelitani per confessoro, un altro padre chiamato fra Giovanni d’Antonio di Firenze, qual è quello che prese ricordo e fece memoria ne libri del munistero di questa sua origine che io vi vo descrivendo questo serviva al munistero non solo per confessoro, ma anco per procuratore e a suo tempo, cioè nel 1503, si cominciò a vestire delle converse in questo munistero che per prima, cioè per cinquantatré anni dal dì della fondazione non sen’era mai vestita... si ampliò l’orto del munisterio, al quale egli fece alzare le mura, fece molti altri di muraglie e specialmente il coro e il parlatorio".
Dopo il 1482, sembra, quindi, che le monache abbiano cominciato a celebrare i momenti liturgici principali della loro vita all’interno del monastero, con la costruzione di un alto muro di recinzione, dietro le iniziative solerti e pressanti dei superiori religiosi che non dovettero incontrare, però, particolare successo, considerata la lentezza con cui essi riuscirono a procedere.
Sotto il governatorato di fra Giovanni d’Antonio, il 14 gennaio 1515, evidentemente qualche esigenza legata ad acquisto o cessione di beni, rese necessario un atto notarile in cui fosse attestata la situazione di professe delle sorelle del tempo.
E’ uno dei primissimi atti formali in cui appare, con dichiarazione pubblica, la comunità fiorentina, ormai "ente morale", ma difficilmente si ritiene che si possa parlare a tal proposito di "professione solenne". Per il diritto ecclesiastico, la richiesta fatta a Pio II nel 1459 per monna Innocenza, per poter recuperare un suo terreno ceduto con la professione ai frati carmelitani, attesta che tale status era già riconosciuto.
Il passaggio dall’Ordine all’Arcivescovo di Firenze
1520-1591
Nel 1521 lo statuto giuridico del gruppo, ormai di fatto claustrale, secondo gli usi del tempo, subì una trasformazione con il passaggio alla giurisdizione episcopale, autorizzato dal papa Leone X (Medici).
Secondo Claudio Catena, esso fu originato dal rifiuto del governatore, il frate carmelitano Giovanni di Antonio, di cedere l’incarico. Dopo la serie del governatori carmelitani, si ebbe la successiva presenza di governatori provenienti dal clero secolare, abitualmente scelti dalla Comunità fino al 1591.
Nel 1564, ad opera di don Agostino Campi furono presentate al papa Pio IV le Costituzioni manoscritte. La Comunità da sempre autonoma, ebbe questa ulteriore conferma del suo cammino.
La lunga storia di autonomia maturata ebbe un momento di difficoltà nel 1591, il cardinale di Firenze decise, con grande sofferenza da parte della comunità, di nominare, motu proprio, il superiore/confessore nella persona del canonico Benvenuti.
Il brillante penitenziere riuscì, però, molto gradito alle monache, instradando il Carmelo fiorentino sulle vie della disciplina ascetica e della meditazione metodica tipiche della spiritualità ignaziana, dato apprezzabile, per quanto altro dal proprio specifico e originale fondamento carismatico. Successivamente si tornò alla tradizionale proposta da parte della Comunità del proprio superiore.
Nella maturità giuridica di tale comunità, ormai inquadrata nelle leggi di clausura previste nel Concilio di Trento, concluso nel 1563, nel 1582, anno della morte di s. Teresa di Gesù ad Avila, entrò Lucrezia (Caterina) Pazzi, il sabato prima dell’inizio dell’Avvento, probabilmente il 29 novembre.