Suor Maria Sommai
«Non farsi honore di cosa nessuna»
1580-1616
Suor Maria Sommai venerabile, figlia di Carlo e di Camilla Rinieri, nacque il 13 dicembre 1580 a Lungano (Napoli), e fu chiamata Francesca, in una famiglia fiorentina naturalizzata napoletana.
Ma a causa di una precoce vedovanza del padre, Francesca fu condotta a soli 4 anni in educandato, presso S. Caterina, un importante monastero domenicano fiorentino, dove aveva diverse parenti, tra cui la zia Giulia.
Tra gli anedotti della sua infanzia si ricordano i tentativi per insegnare il catechismo ad uno schiavo
turco.
«Era d'aspetto molto formosa e grande di statura», dicono le antiche biografie, natura fiera e focosa. Per evitare che il padre la impegnasse presto in un matrimonio non desiderato, si diede a digiuni sconsiderati.
Al Carmelo aveva una sua amica, Maria Berti, novizia della santa, ma la scelta non fu
semplice, malgrado le assicurazioni della santa. Francesca entrò in S. Maria degli
Angeli, nel sito di San Frediano, a partire dall'aprile, probabilmente in prossimità della Domenica
delle Palme del 1602, sotto il priorato di madre Maria Scarlatti, incontrando come maestra la
santa, a 21 anni, un'età tardiva per l'epoca.
Interessante, per tracciarne un profilo psicologico, i caratteri della sua scrittura. La linea grafica rivela un temperamento complesso e non del tutto armonizzato, con tratti decisi, mano ferma, quasi pennellate da artista. Nell'analisi grafologica si legge: «Una caratteristica peculiare che emerge da questa scrittura è la forte emotività della scrivente. Ella risulta inoltre essere stata soggetto impulsivo, con immediatezza sia negli slanci, sia nelle reazioni...
Fu persona mentalmente dinamica, ma discontinua nell'azione perché suddivideva la sua operosità su tante occupazioni, a scapito dei risultati».
Formata alla scuola ascetica comune nei monasteri e guidata dal gesuita Cepari,
era molto amante di penitenze fisiche. Forse, proprio per questa ragione esitò nello scegliere il Carmelo in cui riteneva non ci fossero rilevanti austerità. La stessa s. Maddalena disse di suor Maria che i suoi: «atti erano più ammirabili, che
imitabili».
Di tale cammino travagliato, anche perché si trattava di giovane donna e non di fanciulla, i ricordi di suor Maria portano traccia.
In compenso la santa la scelse tra le sue più intime confidenti.Dopo la morte s. Maria Maddalena, suor Maria, capace, intelligente e volitiva, fu tra le principali testimoni delle raccolte di attestazioni.
Grande era la fiducia che le si attribuiva da coinvolgerla in uno dei lavori più complessi e delicati del laboratorio di scrittura operante in santa Maria degli Angeli: la trascrizione ufficiale degli appunti delle parole della santa, probabilmente sempre sotto la guida e la direzione di suor Pacifica e l'immancabile supervisione di censori, a partire dal governatore don V. Puccini.
Tale fu la stima che ella guadagnò da parte della Madre Evangelista e dell'intera comunità che dal 1604, fu data come aiuto
all'economa suor Pacifica e dal 1610 fino alla morte, fu economa titolare, uno
dei normali posti di tirocinio per le future priore.
Mentre la comunità contava su di lei per un futuro priorato, ella indicò suor Maria Grazia, la nipote della Santa come possibile guida del gruppo.
Inaspettata, una malattia di oltre otto mesi, contro ogni parere anche medico, la condusse alla fine, il 13 di febbraio 1616, a 36 anni, in odore di santità.
Nel necrologio una minuscola annotazione: «Nostro Signore abbi ricevuto l'anima sua come speriamo perché era questa monaca umilissima».
Le sorelle, oltre a redigere la biografia e a raccoglierne dei ricordi, ancora presenti in monastero, conservarono nella trascrizione di suor
Pacifica, alcuni suoi pensieri e propositi.
Rilevante, anche se utilizzata solo nel processo diocesano, la sua testimonianza riguardo a s. Maria Maddalena e la più antica redazione dei Detti della santa, così come nella sua esperienza si erano raccolti e selezionati.
(Cf S. MARIA MADDALENA DI FIRENZE, Detti e Preghiere nella testimonianza delle prime sorelle, C. Vasciaveo (ed.), Firenze 2009, 44-73; Profilo biografico e detti 206-215) .