Suor Maria Benedetta Vettori
«il tesoro nascosto»
1569-1598
La venerabile Luisa Vettori nacque in Firenze il 1569, da Giovanni e Margherita Guicciardini, in una famiglia numerosa. A dodici anni, per il suo gran desiderio di diventare monaca, le fu consentito dai genitori di trascorrere in Carmelo un mese, in occasione della prima comunione. In tale occasione chiese al Signore la grazia di guarire da una accentuata scoliosi, forse di origine tubercolare, che le stava deformando la colonna vertebrale.
Dopo tre anni di attesa, i genitori le consentirono di entrare nel Carmelo
fiorentino di San Frediano, il 24 giugno 1586 e divenne suor Maria Benedetta.
Diceva S. Maddalena a suo riguardo: «Suor Maria Benedetta che ha il nome di
Maria insieme con quel che venne a recare il Verbo in terra, che è la beneditione, gli farà il
mantellino».
Dopo la professione emessa il 13 agosto 1589, nelle mani cardinale Alessandro Medici, fu affidata alle cure di S. Maria Maddalena, vicemaestra.
Da questo momento ella costituì il riferimento spirituale determinante della sua vita spirituale.
Ebbe doni insigni d'orazione infusa in un vissuto di carità quotidiana e proprio per questo non meno
impegnativa. Anche la misericordia non le faceva difetto: «Compativa grandemente al prossimo suo;
nella qual Virtù era quasi ammirabile; compatendo tanto alli esteriori difetti, e infirmità
quanto alle interne afflitioni e tentatione di ciascuna i mancamenti dell'altre scusando a sempre il prossimo suo, e
pareva che si fussi presa questo uffitio tra le sua Sorelle. Era tanta la benignità e Mansuetudine sua che molte volte
col suo dolce parlare aveva grazia di rasserenare, e tranquillare l'animo di chi fussi stato conturbato».
A soli ventotto anni, dopo soli otto giorni di malattia, spirò il 29 ottobre 1598.
Questa sorella era morta troppo giovane per compiere qualcosa, seppur piccolo, degno di nota. Ed ecco che con un guizzo di creatività, la Santa elaborò per lei una nuova beatitudine, assai adatta alla discepola quanto alla maestra, a
fronte di chi, magari nella stessa comunità, forse aveva osservato quante poche azioni la defunta avesse
concretizzato:
«Felice voi, che sapeste portare il tesoro nascosto». Non è forse questa una felicità adulta ed evangelica che consiste nell'accogliere lo Svenato Agnello, seguendo «le pedate sua», puramente, «senza posseder cosa alcuna»?
Profilo biografico e testimonianze in S. MARIA MADDALENA DI FIRENZE, Detti e Preghiere nella testimonianza delle prime sorelle, C. Vasciaveo (ed.), Nerbini, Firenze 2009, 198-203.