Madre Maria Maddalena Teresa

 

 di San Giuseppe

 

(Maddalena Trenta)

 

1670-1740

 

Lucca - Duomo
Lucca - Duomo

Suor Maria Maddalena Teresa, proveniente dai nobili Trenta di Lucca, nacque il 3 o 23 luglio 1670 da Silvestro Trenta e Susanna di Castruccio Castrucci. Al battesimo fu chiamata Maddalena.

 

La famiglia Trenta, benestante, era di antica nobiltà, diede molti gonfalonieri e anziani alla città.

 

Maddalena era ricca di doni e si distingueva per disinvoltura e gusto nelle relazioni interpersonali. Il caso volle che Federico, principe ereditario di Danimarca poi Federico IV, figlio di Cristiano V e Carlotta Amalia d’Assia-Kassel, intraprese un lungo viaggio nel quale toccò anche Firenze e Lucca, dopo il 20 maggio 1692.

 

In una festa organizzata in suo onore, mostrò non poco interesse per Maddalena. Romanzesca e sfiziosa, a beneficio dei lettori, risulta la libera ricostruzione del diarista fiorentino Settimanni che allargò le sue illazioni fino ad una promessa di matrimonio ottenuta dal futuro re mentre la ragazza sarebbe stata fidanzata col principe Hercolani di Bologna.

Borgo Pinti - grata
Borgo Pinti - grata

Secondo il Minutoli, invece, Maria Maddalena era stata in precedenza chiesta in sposa da Filippo Bentivoglio, gentiluomo di camera di Cosimo III. Ma ci sarebbe stato un ripensamento  e sarebbe venuto meno al suo impegno. Le date lasciano delle perplessità ma di più non si può aggiungere.

 

La sobria cronaca monastica sottolinea che pervennero alla Maddalena Trenta, malgrado un fidanzamento ufficiale, delle notizie assai poco rassicuranti circa il promesso sposo e per questo fu sciolto il fidanzamento. E sulla fine di settembre del 1693, Maddalena Trenta entrò nel Carmelo fiorentino.

 

Grazie ad un evidente ricordo autobiografico della stessa Trenta, pare che il confessore che l’accompagnava,  affidandola alla madre Serafica Orlandini, l’invitò a metterla bene alla prova, per evitare di trovarsi successivamente pentita della postulante, considerato che entrava in età “matura” per l’epoca in monastero: a ben ventitré anni!

La madre Orlandini non ebbe mano leggera al proposito, ma il proposito della Maddalena apparve essere ben determinato e convinse a tal punto le monache che, nel giro di un mese, consentirono al suo ingresso e, il 3 novembre 1693, alla vestizione.

Così la nobildonna lucchese divenne suor Maria Maddalena Teresa di S. Giuseppe, e il 16 gennaio 1694, poté emettere la sua professione.

 

Nel romanzo costruito dal Settimanni, ci sarebbe stato anche un ritratto del sovrano, tempestato di gemme spedito alla Trenta in Carmelo e rimandato al mittente.

 

Ma l’episodio centrale che ha interessato molti fu l’arrivo dello stesso re di Danimarca, Federico IV, nel 1709, a Firenze con una o più visite presso il monastero, dopo aver ottenuto tutti i permessi canonici necessari dall’arcivescovo Tommaso Bonaventura della Gherardesca. Nulla di clandestino o di pruruginoso.

Le visite ci furono tra marzo e aprile, insieme ad una lauta elemosina per i bisogni del monastero. Anche se su tale evento molto i posteri cercarono di ricamare, suor Maria Maddalena Teresa ricavò un più forte  impegno, per nel coltivare l’intercessione per tutti i cristiani di diversa confessione, che al tempo si ritenevano già condannati all’inferno compreso il re.

 

Uno dei pochi dati sicuri è la richiesta che suor Maria Maddalena Teresa fece a Federico IV della grazia per il suo antico conoscente, Filippo Bentivoglio, condannato a morte ed esule a Venezia.

Madre Trenta era ricordata dalle sue consorelle come religiosa osservante, stimata per la sua grande carità.

 

Dal 1698 fu impegnata nella formazione fino alla morte, prima sottomaestra e poi maestra delle novizie e delle giovani. Fu anche spesso consigliera, sottopriora nel 1714 e priora dal 1717 al 1720. Per esprimersi in gergo monastico, ebbe un’ottima “carriera”!

 

Tanto dimostra che era stimata non solo dalle priore ma anche dall’intera Comunità che la riconfermò per trent’anni nel delicato ruolo di formatrice di monache.

 

Per quanto lo stile che esercitò nel suo ruolo di formatrice oggi potrebbe risultare austero, era molto apprezzato non solo dalle altre monache anziane ma pure dalle sue stesse discepole.

La madre Maddalena Teresa teneva molto all’orazione e alla preghiera vocale, come era uso, in coro e durante il lavoro.

Teneva che le novizie legeressero il Rodriguez, il Catechismo, Trattati della frequenza della Comunione. Tra i testi tipici del Carmelo fiorentino consigliava l’Esortazione della madre Minima Strozzi e le Vite delle Sorelle «le quali lei era stata che l’aveva fatte metter insieme» oltre alla Vita della nostra Santa Madre e i suoi Detti, indicati tra le monache come Puntini.

 

Da donna abile e concreta, la madre Trenta non curava solo la parte spirituale della formazione ma anche l’apprendimento di lavori artigianali che realizzava in prima persona e desiderava che fossero trasmessi alle novizie, ritenendo che fosse difficile che chi non imparava da giovane avesse potuto farlo in seguito.

 

Si creavano forme di cartapesta e immagini dipinte, gessi e stucchi. Si scrivevano e si ricopiavano testi. Si realizzavano bordi e guarnizioni. Si lavoravano cere e sopratutto le giovani monache erano specialiste nel creare fiori di stoffa per la chiesa

Nella sua ultima infermità la madre Trenta si perfezionò molto nel distacco e nella docilità ai voleri delle infermiere. Morì pacificamente il 9 dicembre 1740, a 70 anni di età e 47 di vita religiosa.

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